Cos’è lo stress? Tutti ne parlano. Tutti dicono: “che stress”. Si dice spesso che la vita occidentale è stressante. Ma in realtà spesso molti non sanno che cosa significa esattamente il termine stress; non sanno la definizione in ambito medico e psicologico. Cerchiamo di chiarire e capire di più. Cos’è lo stress? Il primo a studiarlo fu Seyle nel 1936, che analizzò le reazioni di animali in laboratorio. Precedentemente il termine stress indicava in ingegneria la deformazione di un materiale sottoposto a un carico. Cannon nel 1908 aveva studiato la reazione di allarme di fronte a un pericolo esterno, parlando di lotta o fuga. Lo stesso Seyle nelle sue opere ha dato diverse definizioni di stress: il sale della vita, reazione organica di adattamento, spinta a reagire, sindrome generale di adattamento. La sindrome generale di adattamento è composta da 3 fasi: la fase di allarme, la fase di resistenza, la fase di esaurimento. Cos’è lo stress? Lo stress è la risposta biologica aspecifica di un organismo a un agente esterno. Può essere stress positivo (eustress) o negativo (distress). Per quanto riguarda la durata bisogna distinguere tra stress acuto, emozionale, cronico. Per quanto riguarda la struttura Lancioni nel 1999 distingue tra stress biologico, psicologico, sociale. Lazarus e Folkman nel 1984 hanno analizzato lo stress, considerandolo come transazione tra persona e ambiente, come processo e anche come percezione soggettiva (appraisal). Lazarus distingue tra primary appraisal e secondary appraisal. Quest’ultimo viene inteso come una rielaborazione, una rivalutazione cognitiva dell’evento stressante. Secondo Lazarus e Folkman esistono 4 tipologie di appraisal: una persona può interpretare la situazione come sfida, minaccia, danno, beneficio. Altro concetto basilare della teoria di Lazarus è quello del coping, cioè il modo di affrontare le richieste ambientali. Per Lazarus esistono due tipi di coping: “emotion-focused strategies”, ovvero strategie emotive, e “problem-focused strategies”, cioè strategie centrate sulla risoluzione cognitiva del problema. Per fronteggiare una situazione stressante l’individuo può avvalersi anche di risorse personali (energie, credenze, abilità), di risorse sociali (supporter, amicizie, familiari), di risorse utilitaristiche (soldi, status socioeconomico, servizi a disposizione). Altro concetto fondamentale è quello di stressor, definito come “richiesta ambientale, sociale o interna all’individuo che rende necessaria la modifica del proprio comportamento”. Lo stressor può essere esterno o interno. Esistono diversi tipi di stimoli stressanti: fisici, socioprofessionali, emozionali. In particolare gli stressor vengono distinti in life events, stress cronico e daily hassles (fastidi giornalieri). Friedman indicò due tipologie di personalità: il tipo A e il tipo B. Il tipo A al contrario del tipo B è iperattivo, competitivo, esigente sia con sé stesso che con gli altri. Successivamente Henry e Stephens dimostrarono la correlazione significativa tra tipo A e predisposizione allo stress. Rotterdam ritiene che il locus of control interno, cioè la credenza del soggetto di poter influenzare il corso degli eventi e di essere artefice del proprio destino, possa essere una risorsa personale fondamentale per la resistenza allo stress. Cos’è lo stress? Esiste anche lo stress occupazionale. Secondo il modello di Yerkes e Dodson perché un lavoratore raggiunga l’efficienza ottimale deve essere sollecitato da un livello di arousal (livello di attivazione fisiologica) di medio carico e di media domanda. Una situazione lavorativa ad alta domanda (ad esempio un compito cognitivo troppo complesso) oppure una mansione a basso carico (ad esempio un lavoro molto parcellizzato) a lungo termine possono determinare scarsa produttività e un’insoddisfazione psicologica del lavoratore. Per Lancioni esistono due tipi di stress occupazionali: lo stress da sovrattivazione e quello da sottoattivazione. Per quanto riguarda la sovrattivazione il carico di lavoro è eccessivo. È quello che i francesi chiamano surmenage e gli americani work-overload. Ma anche la sottoattivazione non va sottovalutata, come nel caso di gruppi di lavoratori indesiderati che vengono trasferiti in un reparto confino a non fare niente: in questi casi ci sono sempre dei suicidi. Cos’è lo stress? E che rapporto c’è tra stress e malattia? È bene intendersi: non tutte le persone sottoposte a stress intensi e prolungati sviluppano malattie. Il rapporto tra stress e malattia non è di causa ed effetto, ma di tipo statistico e probabilistico: una persona maggiormente stressata è più predisposta ad ammalarsi. Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo stress è implicato in patologie come ipertensione, infarto miocardico, ulcere gastrointestinali. Per Rossell i disturbi in rapporto con lo stress sono: ulcera gastrointestinale, amenorrea, influenza, herpes, dermatiti, psoriasi, stitichezza, malattie coronariche. Ma lo stress non è l’unico fattore: l’approccio deve sempre essere multifattoriale. Ad esempio per quanto riguarda i valori pressori i principali fattori che li influenzano sono: età, sesso, ereditarietà, massa corporea, consumo di alcolici, fumo, diabete, dieta, stress. La psicoimmunologia inoltre ha scoperto la relazione tra stress e soppressione immunitaria, in particolare la relazione tra stress cronico e deficit di linfociti T-suppressor.