Concita De Gregorio ha scritto recentemente un articolo sull’eccessiva importanza dell’aspetto fisico oggi. Ha raccontato di una conversazione captata in spiaggia tra una madre e una figlia, che diceva: “oggi se non hai il personal trainer non sei nessuno”. Oggi bisogna apparire belli, giovani, sani, in perfetta forma fisica. Bisogna fare dei sacrifici economici e lavorare duro per ottenere questi risultati. In caso contrario si è out. Dove sono finiti i sessantottini contestatori che trascuravano il proprio aspetto in nome dell’impegno politico, della profondità di pensiero, della rivoluzione? Ormai sono nonni o sono defunti. Erano altri tempi! Un tempo il cantautore Bruno Lauzi fece un’amara constatazione di fatto e disse che lui, che non era affatto bello e aitante, se fosse nato trent’anni dopo non avrebbe mai avuto successo. Da tempo si è voltata pagina. Tutto è iniziato nel nostro Paese con il riflusso degli anni Ottanta e poi siamo andati via via peggiorando, con i risultati attuali che sappiamo. Oggi c’è un’eccessiva cura dell’immagine, del proprio corpo. In alcuni c’è addirittura un’ossessione per il proprio corpo. Bisogna adeguarsi ai dettami imposti da moda, tv, influencer, pornografia. Accettarsi per quello che si è con i propri difetti fisici? Assolutamente no. Bisogna conformarsi alle mode, ai modelli dominanti e migliorarsi esteticamente: questo è l’imperativo sociale. Bisogna farsi il fisico! Bisogna essere gradevoli, piacenti, socialmente presentabili! Bisogna cercare di essere uomini e donne alfa o quantomeno avvicinarsi, allinearsi. C’è una pressione sociale indebita a uniformarsi ai canoni estetici dominanti. Le persone sono sempre più selettive esteticamente. Diversi studi psicologici hanno confermato la relazione tra positive body image e soddisfazione personale in entrambi i sessi. Questa è l’epoca dei selfie, dell’esibizionismo, del narcisismo, del perfezionismo estetico! Oggi si guarda molto il contenitore e davvero poco il contenuto. L’occhio ha sempre voluto la sua parte: oggi vuole l’intero o quasi. Qualcuno potrebbe obiettare che ancora oggi si valuta una persona nell’insieme, nella sua globalità, ma, a onor del vero, privilegiando esclusivamente l’aspetto estetico. Certamente i soldi fanno sempre la differenza. Il ricco ha sempre più opportunità e può piacere alle persone belle, ma costui, anche se non è bello, grazie al denaro può avere una vita bella e comprare cose belle. Il ricco, anche se non è bello, può comprarsi la bellezza. Delle piccole nicchie socioculturali, dei piccoli gruppi di neurodivergenti esistono pure, ma è come cercare un ago in un pagliaio. Si può trovare un’oasi, ma bisogna tenere conto che intorno c’è il deserto. E poi certi condizionamenti influiscono sulla psiche di tutti, anche dei presunti contestatori del sistema, dei cosiddetti alternativi. Nessuno ha la coscienza libera da questi condizionamenti che agiscono nel profondo della psiche fin dalla tenera infanzia quotidianamente. Riflettevo in questi giorni su quanto spreco di tempo, di energie fisiche e psichiche occupiamo per adeguarci ai modelli estetici imposti. Il corpo, l’estetica occupano la nostra mente, più o meno consciamente: l’immagine nostra e delle persone che ci stanno accanto. Siamo tutti giudicati e giudici impietosi. Per alcuni l’estate è un severo esame da sostenere perché c’è la prova costume. Ci sono vie di fuga o soluzioni a portata di mano concrete? C’è un modo per uscire da questo stallo, da questa impasse? Leggevo in questi giorni “La città del sole” di Campanella, in cui l’utopista propone la comunione dei beni e delle donne. Sarebbe questa la soluzione? Il comunismo economico ha come acerrimo nemico l’egoismo. Il comunismo sessuale ha come antagonisti la gelosia, il senso di possesso, la repulsione. Bisognerebbe valorizzare i contenuti e dare a essi la priorità. Ma oggi vige la superficialità, la disattenzione. Rovesciare la prospettiva è faticoso e richiede tempo, impegno. Per ridare importanza ai contenuti bisogna essere un minimo attrezzati culturalmente e non tutti hanno gli strumenti necessari. E poi si verrebbe davvero gratificati, premiati? Assolutamente no. E l’anima? L’intero Occidente ha perso la sua anima! E allora continuiamo pure così, ben sapendo che il nostro stesso corpo, tanto idolatrato, sarà carne per i vermi, perché, come scriveva Poe nelle sue poesie, alla fine vince sempre su noi uomini “il verme regnante” e la nostra vita è costellata di “mai più”.