Buongiorno cari lettori.
Qualche giorno fa ho avuto l’onore di intervistare una donna molto coraggiosa, la quale ha sempre lottato per chi non aveva una voce o per chi era solo ed indifeso. Riuscendo ad ottenere grandi risultati non solo per la nostra nazione. Risultati che riguardano l’intera Europa, oserei dire l’intero mondo.

Lascio qui di seguito le domande da me poste alla senatrice Bonino, con le relative risposte.
1. Anzitutto, chi è Emma Bonino si presenti al pubblico più giovane.
Sono una politica italiana Radicale, “diversamente giovane”. Mi occupo di politica dal 1974, quando, da un fatto personale, decisi che nessuna donna avrebbe dovuto più sottoporsi all’umiliazione e al pericolo dell’aborto clandestino.
Da allora, eletta per la prima volta alla Camera, con il Partito Radicale, insieme a Mauro Mellini, Adele Faccio e Marco Pannella, sono stata spesso parlamentare; poi, sono stata anche Commissaria europea per gli aiuti umanitari e la tutela dei consumatori, tra il 1995 e il 1999.
Sono anche stata Ministro degli Affari europei e del Commercio Internazionale, con il Governo Prodi, e Ministro degli esteri, durante il Governo Letta e siedo oggi in Senato eletta con +Europa.
Nella mia vita politica ho sempre abbinato l’attività di militante a quella istituzionale e mi sono sempre battuta, con la nonviolenza del metodo radicale, per la conquista di diritti civili: dall’aborto legale al testamento biologico (per cui ci sono voluti ‘solo trent’anni’) e, oggi, per l’eutanasia, per poter scegliere di vivere liberi fino alla fine, la legalizzazione della cannabis, perché è evidente che il protezionismo HA fallito per i suoi costi sociali ed economici a solo favore della criminalità, e la fecondazione assistita, per tutte quelle donne che scelgano di avere un figlio ma non si trovino nella situazione di poterlo fare. Continuo a lottare per la reale parità di genere e lo Ius culturae. Sono una convinta federalista europea, perché solo dando all’Unione altre competenze, oggi appannaggio delle politiche intergovernative, potremo avere voce in capitolo in un mondo in continua evoluzione con Trump e Putin ad ovest e ad est, che non sono certo amici dell’Europa e della democrazia liberale, la Cina che da sud-est minaccia commercialmente il sistema economico occidentale, e un Mediterraneo, comprendendo anche il Medio Oriente, in fiamme.
Ma lo spazio di una sola risposta, però, è molto limitato, e quindi consiglio a chi voglia di cercare su internet.
2. Sappiamo delle sue grandi lotte per i diritti umani, ad esempio nel 1979, ma qual è la più memorabile?
Nel corso degli anni sono state molte le battaglie per cui i radicali si sono spesi. Credo che fra tutte quelle che mi abbiano maggiormente segnato ci siano la battaglia per la legalizzazione dell’aborto, che mi ha avvicinata alla famiglia radicale, quella per l’eutanasia, per gli insegnamenti e la profonda modifica dell’approccio verso chi è malato impartitomi da Luca Coscioni, e l’impegno per il riconoscimento delle mutilazioni dei genitali femminili come violazione dell’integrità psico-fisica di bambine e ragazze a livello internazionale.
Ma la battaglia in assoluto più importante, anche se meno nota, è stata quella per l’istituzione del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, costituito ad hoc contro i crimini commessi da Slobodan Milošević e i suoi generali in Jugoslavia, cui seguì l’impegno per l’istituzione della Corte penale internazionale per porre fine alle impunità rispetto a crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme.
3. Si ritiene soddisfatta di ciò che ha fatto fino ad oggi?
Non si tratta di essere soddisfatti. C’è ancora molto da fare. Se mi chiede se ho rimpianti, la risposta è no: rifarei tutto quello che ho fatto.
4. Se dovesse dare un consiglio all’attuale Governo Conte, quale sarebbe?
Di consigli da dispensare ne avrei tanti. Anzitutto, come del resto fatto nell’Aula del Senato, continuerei a chiedere a Conte come pretende di essere l’alternativa di se stesso tra il Conte I e il Conte bis. Questo perché non vedo nessuna discontinuità; perché se davvero il Presidente Conte avesse voluto dare un segno tangibile che oltre al cambio del partner di Governo si sarebbe proceduti per un’altra via, avrebbe dovuto avviare la cancellazione delle due misure fatte a deficit con un impatto iniquo oltre che deleterio per le nuove generazioni che erediteranno un debito pubblico ancora maggiore per misure sostanzialmente assistenziali (Quota 100 e Reddito di cittadinanza) e cancellare i vergognosi Decreti sicurezza uno e due, che criminalizzano il soccorso in mare e l’azione svolta dalle ONG, per un problema che è strutturale e complesso e come tale va affrontato.
5. Che ne pensa del provvedimento preso dalla CEDU. In merito alla revisione dell’ergastolo ostativo? Pensa sia necessario un intervento del Parlamento?
Ovviamente la CEDU si è pronunciata. Vede noi radicali ci siamo sempre battuti perché venga tolto l’ergastolo ostativo. Ma anche per l’abolizione dell’ergastolo comunque. Riteniamo che una persona abbia sempre diritto a sperare che la propria pena un giorno sia destinata a finire, e che avrà una possibilità di rifarsi. Del resto l’art. 27 della Costituzione dichiara proprio che le pene devono tendere alla rieducazione. Non è concepibile una condanna che non finisce mai. Carcere significa limitazione della libertà, ma non della dignità dell’essere umano.
6. Che ne pensa di ciò che sta accadendo in Siria? Giustifica il comportamento di Erdogan? 7. Infine a proposito di Siria, secondo lei l’Italia e l’UE stanno agendo nel migliore dei modi?
La recente operazione della Turchia nel nord-est della Siria, deriva, da un lato, da una “decisione inconsulta” da parte di Trump, che ha deliberatamente deciso di lasciare soli i curdi siriani del Rojava, che hanno combattuto contro Daesh, e dall’altro dalle ambizioni di Erdogan in quell’area (ricordando quanto sia annosa la questione curda) che, abbandonate le trattative con l’Ue per l’ingresso della Turchia mostra evidenti attrazioni verso Putin. Al momento tutte le misure di blocco commerciale verso la Turchia sono fatte singolarmente dagli Stati membri europei, proprio perché l’Ue non ha una politica di difesa ed estera comuni, ma ancora una volta siamo noi europei che ci condanniamo. Peraltro qualsiasi embargo di armi se non fatto a livello internazionale e non riguardante le commesse già assunte, ma solo quelle future, non può fungere da reale deterrente.
Non mi sembra che ci sia consapevolezza tra capi di stato e di governo che il vecchio ordine mondiale è morto. Bisognerà poi vedere se Erdogan ha interesse ad occupare solo il Rojava e la frontiera o ha altri ‘appetiti’. Occorre considerare tutti gli equilibri che potranno determinarsi.
E la mia impressione è che, con il blocco verso Macedonia del nord e Albania, si stia commettendo lo stesso errore. Come mostra il caso della Turchia, prima della definitiva deriva di Erdogan, si tratta di Paesi che possono o proficuamente essere annessi all’Ue o, a nostro detrimento, verranno assorbiti da Putin. Perché né Erdogan, né Trump, né Putin sono eterni e, peraltro, non c’è niente di più instabile della politica e nulla di più stabile della geografia.
Ringrazio pubblicamente la senatrice Bonino ed il suo staff per la disponibilità. Cari lettori, queste risposte ci portano a riflettere e conoscere la storia della nostra Nazione. Se oggi viviamo in un’Italia migliore, nonché in un’Europa migliore è anche grazie al grande contributo di Emma Bonino.
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